09 settembre 2010

Lambic a Roma, Colfondo, champagne, cozze e pensieri sparsi


E finalmente è arrivato a casa!!!
Dopo aver letto i post di @rossella76 e di @alcheringia ho pensato di buttare giù alcune idee che mi sono passate per la testa l'altra sera durante la degustazione della Cantillon e che ho chiarito meglio piano piano nelle ore seguenti.

Jean Van Roy e Kuaska parlavano del nome lambic e se si possano chiamare lambic delle birre a fermentazione spontanea prodotte fuori Bruxelles, alla risposta di Jean: "No perchè si possa parlare di lambic non si può prescindere dalla localizzazione, dal microclima locale (e dai lieviti selvaggi locali aggiungo io o forse l'ha precisato)". Le parole erano forse altre, il senso era questo.
All'istante mi è venuto in mente lo champagne chè per quanto si possa riprodurre il metodo altrove non si può esportare il nome fuori dalla zona "Champagne" e così tanti altri esempi tra cui il Prosecco.
Poi ho letto la descrizione della Gueuze sul sito Cantillon e, sorpresa, vedo che si fa riferimento a Dom Perignon e al metodo champenoise applicato alle birre e mi si apre un mondo, scocca la scintilla.
Un'affinità tra birre e vino.

Ma anche la storia, l'evoluzione della vita dei bresseurs di Bruxelles e dei produttori di vino a volte si intrecciano o hanno delle interessanti convergenze.
Jean dopo 30 anni riporta in auge un'attività di famiglia riproponendo una bevanda che era quasi stata dimenticata e che veniva richiesta in quantitivi inferiori alla produzione.
Dalle nostre parti molto più vicino abbiamo una realtà che fino a poco tempo fa non conoscevo ed è quella del Prosecco Colfondo.
Si chiama così perché matura sui suoi lieviti che restano in bottiglia fino alla consumazione, per i francesi Sur Lies.
Belecasel, alias Luca Ferraro, ripropone oggi questo vino che il padre di Luca faceva 30 anni fa.
Qualcosa è cambiato nella produzione mi sembra di aver capito, adesso quel vino non diventa acido nel giro di pochissimo tempo.
Leggo, mi informo, sono curiosa, voglio sapere per dare ordine ai miei pensieri. Faccio ipotesi e collegamenti, alcuni li esprimo all'istante durante la degustazione di Gueuze, di altri ne parlo con @alcheringia mentre mi consegna le mie due bottiglie di Colfondo.
Poi racconto le mi e elucubrazioni al mio commensale davanti a un piatto di cozze con il couscous (rielaborazione anzi semplificazione della mia fregola con le arselle) mentre apro una delle due bottiglie.Leggo sul sito di Belecasel e in altri commenti che per qualcuno il primo impatto con il Colfondo è difficile.
Io non ho questa sensazione, mi piace subito e lo sento familiare, disponibile ad aprirsi, amichevole.
L'ho trovato una bevuta molto più facile dei lambic con cui lo stesso Luca ha avuto un primo approccio difficoltoso.

Ho seguito i consiglli di Luca su come berlo:
1. versandolo
2. scaraffandolo
3. agitandolo
4. sboccandolo

ho provato l'1 e 3 e ho decisamente preferito berlo con i lieviti in modo che il Colfondo si esprima nel pieno della sua personalità.

Per chi non lo conosce è interessante leggere come ne parla Luca stesso. Sono parole di una spontaneità toccante che vanno dirette al cuore.

Per descrizioni più tecniche, o vere e proprie degustazioni, su internet si trovano molte informazioni, qui ho voluto solo buttare giù le mie idee confuse per dare loro una forma.
E adesso godiamoci questo video sulla sboccatura:





L'appuntamento per tutti per conoscere il Colfondo è per il prossimo 30 ottobre ad Asolo

3 commenti:

  1. a breve su Percorsi di vino la mia degustazione di Colfòndo.

    vediamo se sei della mia opinione :-))

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  2. Irrefrenabile, non ho altro da dire.
    Brava Daniela

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  3. Andrea, qualcosa che non hai detto quella sera forse?

    Rossella, grazie. Io avrei detto confusa rileggendomi :-))))

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