08 marzo 2010

Villa Adriana a Tivoli e una ricetta di Apicio


Era da molto tempo che volevo visitare Villa Adriana a Tivoli (qui) e quando su Facebook ho letto la proposta di Roma Sparita :

"Qui si conservano i resti della più grande villa romana mai costruita al mondo: la villa dell'imperatore Adriano (imperatore dal 117 al 138 d. C.)
In un'area di 40 ettari potremo passeggiare in uno splendido parco, e visitare portici, vasche, piscine, domus, terme, triclini, sale di rappresentanza, alloggi servili, strade. Avremo un'idea di cosa voleva dire vivere nel II secolo d. C. a servizio dell'imperatore, conosceremo anche le abitudini alimentari di Adriano e dei suoi servi."
e mi sono iscritta.
Il tempo è stato magnifico, una bellissima giornata con il cielo azzurro e limpido e l'aria tiepida. Da segnalare inoltre che ieri l'ngresso era gratuito per tute le donne in occasione dell'8 marzo.

La nostra guida Lucia Prandi è molto competente e non si limita a farci il solito raccontino imparato a memoria, si vede che lei quegli argomenti li conosce bene e ci infarcisce le spiegazioni di confronti con altri siti archeologici, romani e non solo, e di descrizioni sugli usi e costumi nell'antica Roma su pratiche igieniche e alimentazione.
Molto interessante il suo racconto davanti al Canopo, luogo in cui l'imperatore Adriano riuniva gli amici, distribuiti davanti alla vasca, in interminabili banchetti a base di cibi che forse non mengeremmo più, spesso presentati in modo da stupire, come i pavoni portati a tavola decorati con le penne colorate e farciti di altri animali sempre più piccoli come in una scatol a cinese, o i ghiri di cui erano ghiotti (ancora si mangiano in alcune zone d'Italia, ricetta ) e che venivano allevati apposta e mangiati arrostiti e "pucciati" in una salsa che conteneva miele e pepe.
Adriano dominava le feste sdraiato su un triclinio multiplo e quando voleva estraniarsi dal resto dei convitati si nascondeva dietro una cortina d'acqua che cadeva daal cupola sovrastante grazie a degli impianti idraulici in cui gli antichi romani erano dei maestri.
Poi si ritirava nel il Teatro Marittimo, in realtà il suo rifugio privato, una vasca usata anche come natatio con isoletta centrale unito al resto della casa da due passerelle in legno che l'imperatore ritirava per indicare quando non voleva essere disturbato. E' una vera domus in miniatura a pianta circolare (con atrio, triclinio, cubicula, latrina e piccole terme).Nella Villa che si estendeva per più di 40 ettari in superficie non c'erano strade carrozzabili oltre quelle d'accesso, ma nel suo sottosuolo sono stati ritrovati più di sette chilometri di cunicoli larghi anche qinque metri e carrozzabili, attraverso i quali si muovevano carri, carroze, cavalli e schiavi.
E mentre Adriano aveva le sue terme e la sua piscina privata gli schiavi avevano anche le loro terme, le più grandi e completamente gratuite divise in diversi ambienti, si riconoscono gli elementi tipici delle terme
romane: sudatio, calidarium, tepidarium, frigidarium, piscine per la natatio e la palestra.Ieri ho fatto più di 40 foto, riproporle tute qui è impensabile, sarebbero troppe. Ho quindi pensato di metterne solo alcunee di invitare tutti a fare una visita a un posto affascinante.Per una visita virtuale più completa leggere qui e scaricare la guida gratuita.

La cucina di Roma Antica.

Riproporre nel nostro secolo una pietanza, cucinata allo stesso modo identico e con gli stessi ingredienti identici di 2000 anni fa, forse avrebbe come risultato una denuncia per tentato omicidio, la perdita definitiva di uno o più amici e il divieto di accesso alla cucina.
Però alcuni piatti si avvicinano molto al gusto odierno, quello che ho fatto è uno di questi, un dolce che è il precursore della crème caramel, crema catalana, crème brulée flan di latte, latte alla portoghese, crema gallurese e di tanti altri dolci diffusi con alcune varianti in molti paesi dell'Europa e nord Africa.
L'unica differenza rispetto alle creme attuali è nell'uso del miele per zuccherare (lo zucchero era sconosciuto) e l'aggiunta del pepe (sconosciuto anche il peperoncino) quasi immancabile insieme ad altre spezie nella cucina di Apicio, il cui vero nome era Marco Gavio, che è stato l’unico a lasciare ai posteri un’opera scritta sulla cucina romana (De re coquinaria).
La ricetta che segue non è tradotta da me, ma l'ho copiata fedelmente da I Romani a tavola. L'uso della seconda persona singolare è originale.
La foto e la preparazione sono mie.
Tiropatinam

Tiropatinam

Accipies lac, adversus quod patinam aestimabis, temperabis lac cum melle quasi ad lactantia, ova quinque ad sextarium mittis, si ad eminam, ova tria. In lacte dissolvis ita ut unum corpus facies, in cumana colas et igne lento coques.Cum duxerit ad se, piper aspargis et inferes.

Apicius - De re coquinaria 302

Tiropatina

Prenderai tanto latte quanto entrerà nel tegame, scioglierai latte con il miele quasi per farne un dolce al latte, metti 5 uova per sestiario ( 542 ml) o 3 per emina (271 ml). Sciogli nel latte in modo da fare un corpo unico, cola in una Cumana ( terrina bassa con coperchio) e cuoci a fuoco lento. Quando sarà rappresa cospargi di pepe e servirai.

Altre ricette di Apicio on line sulla Cucina Italiana



View Larger Map

7 commenti:

  1. ma daiii! Un dolce dell'antica roma addirittura! :)
    Belle le foto di villa Adriana!

    RispondiElimina
  2. Bel posto, belle foto, curiosa ricetta.

    RispondiElimina
  3. ma che vuoi fare concorenza a jajo :-) :-)

    RispondiElimina
  4. Jajo non si batte!!! e poi lui parla di Roma, qui eravamo in campagna.
    ;-)))))

    RispondiElimina
  5. Ideale questo dolce per adoperare il pepe verde vanigliato del Emporio delle Spezie

    RispondiElimina