01 maggio 2011

Minestra logudorese di fave fresche



"La coltivazione di questa leguminosa risale a tempi antichissimi e si estende in tutto il bacino del Mediterraneo.
In Italia, trova la sua maggiore diffusione nel meridione in quanto è in questo areale che possono ottenersi produzioni precoci di particolare pregio: non è raro trovare, sul mercato, baccelli freschi già dal periodo invernale.

Ultimamente la fava sta riacquistando grande importanza nell’alimentazione umana. Il fenomeno è sicuramente dovuto alla tendenza in atto sia di privilegiare gli alimenti proteici di origine vegetale che di riscoprire antichi sapori.
In queste riscoperte, le fave “nella cucina dei poveri” è una autentica “scoperta”.
Infatti, particolarmente nei menù agrituristici, la fa da protagonista sia come piatto unico, come secondo piatto, come contorno e come condimento.
Oltre ad offrire generose produzioni da destinare sia al consumo fresco che al secco, ha un’altra peculiarità: quella di essere una pianta da sovescio, cioè apporta, col suo interramento, preziose sostanze azotate e organiche al terreno."
(da: http://www.sardegnaagricoltura.it)

Il primo maggio a Roma c'è l'usanza di mangiare le fave con il pecorino. Meglio ancora se in una fraschetta accompagnati con il vino dei castelli.
Questa invece è la ricetta della minestra di fave che faceva mia nonna nel periodo di Pasqua in Sardegna nella zona del Logudoro, soprattutto la sera quando faceva ancora un po' fresco.

Ingredienti:
Fave tenerissime e giovanissime
aglio e cipolla
lardo o pancetta
salsiccia (salame sardo stagionato)
salsa di pomodoro
latte
foglie di menta fresca

acqua 
sale e pepe

Preparazione:
In una pentola possibilmente di coccio si fa soffriggere il lardo, quando è dorato si leva e nel grasso restato sul fondo si fa soffriggere uno spicchio di aglio e poca cipolla, si toglie l'aglio e si aggiungono dei pezzi di salsiccia stagionata.
Si mettono le favette fresche, acqua calda, poco sale, poca salsa di pomodoro e si fa bollire col coperchio a fuoco moderato fino a quando le favette sono tenere, dovranno apparire come appassite. Al momento di spegnere aggiungere poca menta fresca tritata e un cucchiaio di latte. Servire in scodelle rustiche e con fettine di pane casereccio, chi lo gradisce aggiungerà dei dadini di formaggio fondente, se poi è pecorino sardo fresco ancora meglio.

5 commenti:

  1. che bontà Daniela, la amo molto. Qua in Sicilia ho imparato a cucinare le favette fresche a pezzi con tutto il bacello, pulendole come si fa con i fagiolini. Olio, aglio,prezzemolo, finocchietto e via in pentola. Buonissime. Mi dicono sia anche ricetta gallurese ma a me non era mai capitato di mangiarle così in Sardegna. Chissà se Piero potrà illuminarci ;)
    buon 1° maggio

    giovanna salis

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  2. Che buone! Non le avevo mai mangiate così. Complimenti Daniela. Ciao, buona domenica

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  3. Buona buona, ho sposato un sardo lugodorese, per 40 anni ha mangiato fave prima di scoprire che è fabico.... ora non posso cucinarle neanche per me,... diventa matto dal desiderio di mangiarle e così le sogno anch'io!

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  4. Grazie a tutti, per me è una minestra di quando ero piccola anche se io l'ho fatta leggermente diversa con la pancetta croccante
    :-)

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